Lo Zenit non sa più segnare
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Per la quarta partita consecutiva la squadra di Mancini rimane a secco in campionato: a Kazan finisce 0-0

0 reti segnate negli ultimi 4 incontri di campionato, appena 3 punti conquistati nelle ultime 5 partite: sono numeri preoccupanti, che certificano il periodo negativo (in molti parlano già di crisi) che sta attraversando lo Zenit. Forse, da questo punto di vista, nonostante i numerosi giocatori che verranno impiegati con le rispettive nazionali, la sosta potrebbe anche fare bene alla squadra, perché lo Zenit ha bisogno di ricaricare le pile, prima di andare alla ricerca di quella brillantezza perduta.

L'involuzione dello Zenit appare evidente, sotto ogni punto di vista: il gioco è poco fluido, la manovra lenta, le idee poche, così come le occasioni create. E i gol non arrivano. E ora che si è fermato Kokorin (a secco, così come tutti gli altri suoi compagni, negli ultimi quattro turni di campionato) i nodi stanno venendo al pettine. I numeri, purtroppo, parlano chiaro.

Oggi, per la verità, il risultato finale di 0-0 era ampiamente prevedibile, considerando le caratteristiche dei nostri avversari, che infatti hanno concesso pochissimo al club di Piter. Il Rubin sta disputando un torneo deludente, molto al di sotto delle aspettative, ma se c'è un aspetto nel quale eccelle, è proprio giocare una gara attendista, chiudendo ogni spazio agli avversari, non lasciando loro respiro. La mano di Berdyev, in partite del genere, si vede sempre: difesa disposta perfettamente, metacampo folta, spazi chiusi, marcature strette, atteggiamento aggressivo. Era obiettivamente difficile riuscire a venirne a capo, soprattutto per uno Zenit così poco brillante. Meglio il primo tempo, nel quale gli uomini di Mancini hanno sfiorato il vantaggio in tre circostanze (con Kokorin, Ivanović e Poloz che hanno impegnato Djanaev), della ripresa, con il Rubin che ha piazzato un muro davanti alla propria porta. I cambi offensivi di Mancini - Zhirkov, Shatov e Driussi - non hanno dato l'effetto sperato, Kokorin questa volta non ha trovato la zampata risolutrice come contro il Rosenborg giovedì, Dzyuba è rimasto ancora a secco e, nel finale, la stanchezza si è fatta sentire.

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